mercoledì 11 febbraio 2015

LA QUESTIONE ETICA




LA  QUESTIONE  ETICA


Da molto tempo si sente parlare in politica della “Questione Etica”. Se volessimo attenerci rigidamente ai due termini, la “questio”, come definita da Treccani è:
Termine latino usato dagli storici del diritto, con il significato sia di «corte giudicatrice», sia di «interrogatorio con tortura», e dagli storici della cultura medievale con il significato di «problema» e quindi di «disputa scolastica».

Etica, dal significato più complesso e profondo e sempre secondo Treccani è: “In senso ampio, quel ramo della filosofia che si occupa di qualsiasi forma di comportamento (gr. θος) umano, politico, giuridico o morale; in senso stretto, invece, l’etica va distinta sia dalla politica sia dal diritto, in quanto ramo della filosofia che si occupa più specificamente della sfera delle azioni buone o cattive e non già di quelle giuridicamente permesse o proibite o di quelle politicamente più adeguate.

In sostanza, se si volesse dare una definizione letterale dell’espressione complessiva data dalla somma delle due parole “questione etica”, si dovrebbe coniare come minimo quanto segue: “La problematica o la disputa relativa al comportamento giuridico e morale di un individuo, nonché al suo operare giuridicamente e politicamente più o meno corretto” andrebbe inquadrato nel contesto della realtà alla quale ai nostri giorni assistiamo.

Ci troviamo al cospetto di una Classe politico - dirigenziale da potersi serenamente definire “eticamente allucinante!
Non ritengo, per quanto possa scaturire dal mio mio umilissimo pensiero, di poter in alcun modo definire nella massima espressione di “generosità” possibile, eticamente accettabile una Classe Dirigente quale quella che ogni giorno si presenta ai nostri occhi, perpetrando ignominiosamente il misfatto dell’oltraggio continuato ed aggravato all’'intelligenza dell’'interlocutore. Nella fattispecie quella del cittadino.
Avevano certamente millanta difetti, ma altrettanto sicuramente ci si doveva inchinare per cultura, immagine e quant’ altro, al cospetto dei Politici e degli Statisti della nostra Prima Repubblica. Anche loro erano, e sono ancora criticabili dal punto di vista etico, per certi versi, anche se il terremoto di “mani pulite” ha fatto di tutte le erbe un fascio, asservendo il tutto alla logica di una sorta di livella deviata ed aberrante del Principe Antonio De Curtis.

Chi può dimenticare quelle grandi Figure che hanno rappresentato le colonne di supporto della nostra Democrazia e della nostra Repubblica.
Mi riferisco a Personaggi come Sturzo, De Gasperi, Moro, Almirante, Berlinguer, Malagodi, Spadolini, Pertini, Fanfani, ecc. e ciò indipendentemente dal colore politico o dal partito di appartenenza.
 Uomini che prima di impegnarsi in politica avevano dedicato buona parte della loro vita agli Studi ed all’'apprendimento di una Cultura ormai definitivamente obsoleta dai loro colleghi contemporanei.

Oggigiorno si è costretti ad assistere a indescrivibili episodi dimostrativi che non possono non essere considerati come il termometro atto a misurare il livello dell’ignoranza dei nostri rappresentanti nelle due Camere del Parlamento. Un Grande di tutti i tempi soleva usare, per indicare una persona ignorante, questa frase: “su di lui la Cultura scivola coma acqua sull’'olio!”
Purtroppo adesso la situazione è ben più critica. Non può essere utilizzata neanche questa frase perché i nostri si trovano a tanta distanza dalla fonte della Cultura, che questa neanche li sfiora, in tal maniera da potergli scivolare sopra.

Si passa pertanto dall’'idioma del “dipietrese” lingua da pochi compresa e financo dallo stesso autore, che per altro, sembra spesso terminasse i propri discorsi con un “non so se mi capisco…?”, per arrivare a monologhi, quali quelli ascoltati durante gli interventi dei nostri Deputati e Senatori nelle Sacre Aule e caratterizzati dalla misconoscenza delle più elementari regole sintattiche e/o grammaticali. Fantasma è ormai divenuta l’ancor più sconosciuta Stilistica, divenuta motivo di pianto dei più famosi oratori della nostra politica.

Si tramanda a tal proposito, che un Grande Statista della Prima Repubblica abbia lasciato scritto, tra le decisioni testamentarie quale ultima volontà, l’essere posto nella bara a faccia in giù.
Una nota scritta in calce al documento lasciato ai posteri, così spiegava tale strana richiesta: “perché così, quando ascolterò i discorsi fatti dai miei successori, rivoltandomi nella tomba, mi troverò finalmente nella posizione giusta a pancia in aria!
Validissima ma non sufficientemente adeguata forma di veggenza!
Da una vedetele tutte! Così appare facile dedurre che chi ha la sfrontatezza di venire meno al più elementare principio di rispetto nei confronti del Prossimo, scaricando in quei consessi che dovrebbero essere il Tempio della Democrazia e del Sapere, tutta la propria impreparazione ed ignoranza, è capace di compiere qualunque azione.

La Questione etica che ne scaturisce è la logica conseguenza minima di questo primo pilastro di sostegno della “preparazione culturale” di costoro.
Bisogna proseguire nel ragionamento, a mio umile avviso, con l’assunzione di alcuni corollari, per poter comprendere quale sia il punto finale di arrivo:

  • -        L’ignoranza genera mostri.
  • -        Essa è la causa prima della presunzione.
  • -        Dalla presunzione scaturisce l’arroganza.
  • -        L’arroganza leva all’'interlocutore la libertà di espressione.
  • -       Il crollo della libertà di espressione porta ad un cedimento dei più elementari principi della Democrazia.
  • -     L’assenza di Democrazia porta al bivio perverso che passa, o per la formulazione di poteri forti, ovvero all’'anarchia.
  • -  Entrambe le strade hanno come logica comune la conseguenza dell’esercizio consuetudinario di abusi e la non osservanza delle regole.
  • -  L’assenza di Regole, porta al crollo definitivo dei Principi fondamentali della Giustizia.


Di fronte a questo quadro così complesso ma al contempo così chiaro come non può esserci “solo” una semplice Questione Etica?
Si dovrebbe rifare tutto da capo! Si dovrebbero fare dei corsi di preparazione alla gestione della Res Pubblica per poi finire con un esame, dinanzi ad apposita commissione di Saggi Esperti ed Acculturati ed essere giudicati e dichiarati idonei o meno alla candidatura nelle liste elettorali!
Altro che candidature imposte dall’'alto! Esse spesso, forse troppo spesso, motivate da equilibri interni di Partiti o peggio da equilibri soggetti alla regola della logica delle spartizioni. Per non parlare infine degli equilibri dovuti all’'assestamento di rapporti con amanti, mantenuti/e, ecc. Vera negazione dei principi fondamentali della Democrazia. Nella vecchia Unione Sovietica ai tempi di Giuseppe Stalin e Nikita Kruscev, al momento delle elezioni si calava dal cielo un candidato solo. O votavi per quello o non votavi. Alla fine, qualsiasi fosse il numero dei voti ricevuti quello veniva sicuramente eletto….
La questione per concludere e non rischiare di essere oltremodo stucchevole è che bisogna intervenire a monte, per evitare gli effetti e le conseguenze dannosi a valle.
Finiremo altrimenti, per come ben descritto dal Grande Poeta nella sua Opera: assisteremo alla scena di un cieco, che avendo una lanterna in mano, conduceva, trascinandosela dietro, un schiera di altri ciechi. La sua presunzione, data dal possesso della lanterna gli fece dimenticare di esser senza vista e così spinse sé stesso per primo e gli altri al suo seguito, dopo, nel baratro del burrone in cui caddero tutti rovinosamente.

Altro che “questione etica…!”                                                                                                 E.L.K.

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