PARTE
PRIMA E INTRODUZIONE: “VITA NON VITA E
MORTE NON MORTE”
Osservando il
comportamento, le riflessioni e le affermazioni di coloro che sono parchi del
proprio scire nell’ affermare la negazione della Vita oltre la Morte, mi viene
in mente un’idea, che spontaneamente affiora in questo contesto.
Tutti i Sapienti, i cui
pensieri e le cui teorie la Storia ci ha tramandato, dovevano essere certamente
degli stolti e degli idioti, visto che solo i saccenti dei nostri giorni, tutto
comprendono e tutto sanno.
Da Enoch ad Abramo, da Davide
a Gesù. Così anche per altre Vie di Conoscenze, da Socrate a Platone, oppure da
Aristotile a S. Agostino. Oppure ancora dai sacerdoti Egizi a Giuseppe Balsamo
e per concludere da Elifas Levi a Papa Giovanni, Tutti, nessuno escluso, si sono
dedicati allo studio ed all’ approfondimento della Vita oltre la Morte. L’argomento
simbolo fondamentale è quello egregiamente trattato da Aristotile nella sua
Opera: “Dell’Anima”.
Ebbene, tutti costoro,
emeriti imbecilli, ignoranti e visionari, quasi romantici affetti da reminiscenze
idiote, nulla sono per Conoscenza, Sapienza e quant’ altro. Solo i nostri
contemporanei, la più gran parte dei quali, è completamente al di fuori di
qualsiasi forma di rudimentale attività di pensiero, declama a voce alta che il
proprio materialismo, imbattibile per razionalità, non può non avere ragione di
tutto, proclamando a gran voce che “con
la morte tutto finisce e che nel dopo nulla esiste!”
Probabilmente consci
della squallida misconoscenza che li affligge, si rendono conto che per loro
non c’è alcuna forma di Futuro.
Io, che invece non
assurgo a simbolo di “assoluta certezza” e di “presuntiva sapienza”, mi concederò,
assai umilmente, a riflessioni per così dire ad alta voce espresse in questo scritto, tentando con le serie di
Tavole che andrò a pubblicare, di affrontare un ragionamento che porti a
qualche possibile seria conclusione.
Intendo, infatti,
percorrendo ed approfondendo un Cammino già aperto dai Grandi di tutti i Tempi,
non giudicare, bensì sforzarmi di comprendere quanto Loro hanno scritto e
quanta sapienza effettiva e concreta, probabilmente oltre l’immaginabile, possa
esistere nei contenuti dei loro Insegnamenti e dei loro Messaggi.
Cominciamo con l’analizzare
gli elementi fondamentali che riguardano il nostro argomento.
Noi abbiamo un corpo. Il
corpo è composto da materia organica. È organizzato per poter espletare delle
funzioni ben precise. Tali funzioni gli consentono di esercitare delle Attività
fisiche. L’intero sistema è governato più o meno coscientemente dal cervello.
Il cervello possiede due forme di attività, una tangibile data dal controllo
del corpo, l’altra intangibile, perché frutto di attività di pensiero puro. Il
pensiero puro a sua volta genera delle Idee e degli stati emozionali, frutto di
ciò che tenteremo assieme di scoprire.
Tutto quanto fin qui
indicato è soggetto ad una regola che sembra essere insormontabile: il Tempo.
Tale parametro fisico, a sua volta, nell’ interpretazione del luogo comune,
indica un movimento che, adeguato agli organi percettivi umani come realtà
intrinseca relativa, ha un principio ed una fine.
I razionalisti di oggi ed
oltremodo saccenti, a questo punto deducono: ergo, tutto inizia e finisce e
pertanto l’Essere Umano è soggetto alla stessa legge. Nasce (inizio) e muore
(fine).
A parte che, se si
volesse per un solo attimo ammettere la possibile esistenza di un’Entità
Assoluta che normalmente per luogo comune viene definita Dio, in queste
condizioni se ne dovrebbe avere conseguentemente, un’idea oltremodo
oltraggiosa.
Certo. Dovrebbe essere
categorizzato come soggetto maledettamente sadico e cattivo.
Chi sarebbe così spietato
da generare un essere come l’uomo, per farlo nascere, soffrire per un
indiscriminato numero di anni ed infine farlo cessare di esistere riducendolo
ad una poltiglia di cenere e frammenti ossei?
Nemmeno la cattiveria
umana saprebbe concepire tanto male!
Bisogna, quindi, nel
prosieguo dell’analisi in corso, soffermarsi su alcuni aspetti che andrò per
ora solo ad elencare, ma che intendo trattare uno per uno negli scritti
successivi.
Alcuni Scienziati, fino
ad ora sono riusciti a scoprire le regole ed i principi matematici e fisici,
che governano alcune teorie tangibilmente dimostrate.
Il Tempo, dicono alcuni,
è un’Entità fisica a sé, che non è soggetta a movimento e che solo all’ interno
del Sistema Spaziale, che governa l’angolo di Universo nel quale ricade il nostro
sistema solare e quindi la Terra, esiste. In un suo libro, il prof. Zichichi,
che al merito la dice lunga per conoscenza, spiega diversamente questo
concetto. Il Tempo, afferma, è
inscindibile dallo spazio. Tale teoria comporta che se lo spazio è un’entità
fisica reale, il tempo risulta essere un’entità immaginaria. Il concetto è valido
anche all’ incontrario: se lo spazio è reale, il tempo risulta essere
immaginario.
Da tanto se ne deduce un’unica possibile
regola: Spazio e Tempo sono Entità fisiche esistenti solo nella relatività del
nostro pensiero.
Sono in sostanza di per sé
inesistenti se scissi l’uno dall’ altro. Se ne deduce, quindi che se lo spazio è
reale, il tempo in sé non esiste.
Per essere più chiaro, mi
rifaccio ad alcune teorie arcinote tra gli Antichi Sapienti.
Il tempo è Entità Assoluta
senza inizio e senza fine. È cioè un eterno presente. Noi lo vediamo in movimento, solo perché siamo all’ interno
della scatola. Ma il tutto osservato dall’ esterno della stessa, appare appunto nella
sua interezza, come qualcosa di statico.
Abbandoniamo per un
momento la parte meramente tecnica e concediamoci ad una riflessione che a questo
punto potrebbe essere utile nel proseguo del mio dire.
Il Trascendente non può
in nessun caso obbedire alle leggi della materia. Esso è dimostrabile e quando
la nostra vita materiale sulla Terra non esisterà più, il trascendente resterà
lì Eterno e sempre presente.
L’unica deduzione possibile
a questo punto è che il Trascendente si differenzia dal fisico, perché appartiene
a piani e realtà differenti.
Non si può, ecco la
conclusione di questo mio primo dire, pretendere di giudicare con le Leggi Fisiche
ciò che ad esse non è soggetto. Non possiamo parlare di Anima, volendola ricercare
e trovare con strumenti che servono a testare la luce, le radiazioni o l’elettricità
o, peggio ancora, la materia prima.
Per fare questo, bisogna
attrezzarsi di strumenti per altro meravigliosamente
in nostro possesso, ma che non utilizziamo solo perché non ne conosciamo l’esistenza
in noi, non ne abbiamo contezza e quindi non li sappiamo utilizzare.
I Grandi di tutti i
Tempi, al contrario, per quanto appreso dalla Tradizione delle Scienze Sacre di
cui, ad esempio, erano recipiendari i tre Magi inginocchiati alla nascita del
Rabbi di Nazareth, ben conoscevano queste qualità e queste facoltà dell’Essere
Umano e le utilizzavano quale mezzo d’indagine per la ricerca di ciò che
appunto non può essere, per natura, soggetto alla materia.
Mi scuso con il lettore,
per questa che definirei una prefazione, probabilmente stucchevole, ma serve
come antefatto per poter chiarire la motivazione ed i perché nelle prossime
tavole, tenterò di districarmi nel labirinto dell’iperfisico al fine di
dimostrare serenamente come abbiamo la possibilità di conoscere, comprendere,
vivere ed immortalare (mi si conceda l’espressione forte) il
nostro Io che nella fase di completa sublimazione (come procedimento prettamente analogico con la fisica) diventa la
nostra Anima. Tanto ci permetterà di comprendere come la Morte non è tale e come la Vita inizia proprio con la morte.
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