giovedì 2 aprile 2015

PRIMO CAPITOLO. SUPERSTIZIONE ED IGNORANZA: "IL DIAVOLO"

PRIMO CAPITOLO

SUPERSTIZIONE ED IGNORANZA

"IL DIAVOLO"


Foto prelevata da internet

Una delle più belle immagini allegorica e meravigliosa per contenuti, dell’iconografia
Classica della Gnosi, è quella della figura del Baphomet.

Solo gli Illuminati che l’hanno concepito, potevano dare a questa immagine un significato Iniziatico di tale magnificenza.

Tratterò in un apposito scritto il vero contenuto della grande Allegoria, in essa riposta. Adesso bramo riferirmi, con quanto qui contenuto, alla più grande mistificazione della Storia del pensiero umano degenerato ed abbrutito dall’invenzione di un essere che, volutamente nei secoli, è stata motivo di “instrumentum regni” da parte di quella parte della Chiesa che un tempo ne ha fatto il vessillo delle peggiori persecuzioni e della più radicale forma di “epurazione” per imporre il proprio potere temporale, così per quanto avvenuto con la Santa Inquisizione.
La figura cui ovviamente mi riferisco è quella del “DIAVOLO”.
Eterno essere, che nel tempo ha rappresentato la Coscienza assente degli ignoranti, è ancora rappresenta, purtroppo, il simbolo primo della Paura che sostituisce l’Autocontrollo e la Razionalità.
A tratti foriero di Luce, nella Storia simbolica di tutte le Religioni Monoteiste, è stato il riferimento primo della Conoscenza e del Sapere. Il Serpente che morde la propria coda (lo zero, in Numerologia sacra), altro non rappresenta se non che il Circolo del Sapere. La Vergine Maria che ne schiaccia la testa, ovvero la Grazia Illuminante che governa la Sapienza, altro non è per significato allegorico, che l’interruzione del Circolo e la sua apertura all’apprendimento del Sapere.
Mille volte strumentalizzata, mille volte utilizzata e tant’altre mille “volgarizzata”, la sua figura rappresenta il baluardo delle contraddizioni della Ragione.
Il Grande Ernest Renan, in “Vita di Gesù”, con un’espressione bellissima così ne indicava il ruolo, a proposito della tentazione del Cristo nel deserto.
«[...]non fu tentato da nessun satana...» scriveva, «...se non da quello che ciascheduno di noi porta nel cuore[...]»
Sublime espressione per trasmettere quanto di più vero sia mai potuto essere attribuito, per significato, al Diavolo.
Oltre trent’anni di ricerche serie, sacrificate e profonde nel demanio delle Scienze Sacre, non mi hanno mai dato la possibilità di avere rapporti con questa quasi “mitologica” figura mostruosa, frutto dell’invenzione più blasfema di un Clero dedito solo al condizionamento delle Coscienze prive di autocontrollo e di Razionalità.
L’unica cosa Satanica veramente esistente è l’Irrazionalità umana soggetta alla superstizione più stupida e vuota, vero mostro della nostra esistenza e dei nostri tempi. Unico vero diavolo da combattere!
Centinaia di migliaia di suoi seguaci che ostentano la capacità e la volontà di compiere rituali Neri in suo nome, come se si trattasse di Entità realmente esistente ed oggettivamente operativa. Folli che perseguono la follia!! Praticano la Stregoneria come se fossero detentori di chissà quali misteri magici e non si rendono conto che sono solo dei pazzi che si sono inventati cose inesistenti per dar sfogo alle loro egoistiche patologie mentali.
Hanno letto testi sacri, scritti allegoricamente nel corso dei secoli da grandi Sapienti, per tenere lontani gli insulsi ed i profani e li hanno interpretati alla luce dell’ignoranza più totale, secondo quanto descritto alla loro superficie. Così hanno finito per dedicarsi a cose insulse, operando con pratiche di cui non hanno compreso i significati né i contenuti.
Da qui, una sequela di fatti e misfatti basati sul nulla!

Tempi addietro ho assistito ad una trasmissione televisiva, nella quale, tra gli ospiti, c’era un sacerdote della Chiesa Cristiana che disquisizionava sull’opera del Diavolo.
Mentre parlava, scorreva un titolo che ne indicava nome e cognome, con questa parola in calce, per qualifica: “demonologo”. Descrisse in una sintesi brevissima la sua vita dedicata allo studio ed alle opere del Demonio.
Bisognerebbe fermarsi un attimo per razionalizzare la scena. Si sta parlando di un essere umano, che al di là del ruolo indicato, ha dedicato un’esistenza intera al nulla!
Ci si rende conto? Il povero sciagurato ha dedicato oltre quarant'anni della sua vita al nulla! All’inesistente! Alla follia, infine!
Bisognerebbe prendere seri provvedimenti sociali, nei confronti di chi ha costretto l’individuo, per altro a suo dire, sinceramente convinto della propria opera, a curarsi della follia allo stato puro per tutti i quarant’anni vissuti.
Una vita bruciata nella dedizione ad una falsa figura inesistente. Il vero unico Satana che esiste, è quello partorito da una mente malsana e patologicamente segnata, che compie il male. Ma si tratta di vicende umane che nulla hanno a che fare col Trascendente e col Trascendentale.
Che ancora ai nostri giorni esistano satanisti e coloro che, per contro, lottano il diavolo, può essere solo il frutto o la conseguenza di un tempo in cui, l’oscurantismo culturale e spirituale dell’Evo Medio, al confronto, potrebbe essere valutato un niente.
Per sdrammatizzare e sarcasticamente concludere momentaneamente l’argomento, sono costretto a narrare un aneddoto, che certamente per contenuti non sarà fine, tant’è che userò un linguaggio più soft possibile, ma che sicuramente farà comprendere l’umile significato compreso nel mio scritto:

"A Londra, in una delle più classiche notti d’inverno, durante le quali la nebbia impera, su di un ponte a cavallo del Tamigi, verso le tre della notte, un giovane esasperato per le delusioni e per i dolori sofferti nella propria vita, decide di farla finita e di buttarsi nel fiume sottostante.
Sta per scavalcare la transenna e lasciarsi cadere nel vuoto, quando, all’improvviso, una mano gli si cala fermamente sulla spalla e contemporaneamente una voce grave e misteriosa gli intima: «Fermati che fai?»
Il giovane si volge istintivamente ed alle sue spalle appare una figura inquietante: un uomo dalla probabile età di cinquant’anni, vestito con un elegantissimo frac, al di sopra del quale, un mantello di seta rossa, scendeva giù per le spalle; l’uomo si stagliava in quell’atmosfera già di per sé tetra, frutto del buio e della notte immersa totalmente nella nebbia. I capelli tirati e lucidi, baffetti e pizzo neri, oltre a sopracciglia folte che rimarcavano uno sguardo intenso e quasi magnetico, completavano il personaggio.
«Fermati! Che fai?» pronunciò nuovamente la stessa voce.
Il giovane quasi intimorito da quella figura, timidamente rispose che era stanco della vita e che aveva deciso di farla finita, buttandosi giù dal ponte.
«No! Non fare nulla, aspetta, io posso darti, se vuoi, onori, glorie, donne e danaro a piacimento.» Così dicendo estrasse dalle tasche delle mazzette di sterline e le mostrò all’interlocutore.
Quello rimase un po’ frastornato e giustamente gli chiese chi fosse lui per potergli offrire tanto benessere e tante soddisfazioni.
L’altro, facendo roteare il mantello rispose: «Come? Non si vede? Io sono il Diavolo!»
In effetti il giovane, osservando bene il soggetto, ed in quel contesto, notò che aveva qualcosa di veramente particolare ed oscuro.
Tentennando gli ripeté la domanda, ma stavolta completandola. «Che vuoi da me? L’anima?»
Il Diavolo, a quel punto gli mostrò nuovamente l’ingente quantità di danari e gli rinovellò la possibilità di avere donne, onori e gloria senza limiti.
Non avendo ricevuto una risposta precisa,  ripose la domanda. «Che vuoi l’anima?»
«No!» Fu la decisa risposta. «Sono stanco di chiedere l’anima, da me ce ne sono a bizzeffe. Voglio da te un piacere carnale. Voglio sodomizzarti!»
Il giovane ricadde nello sconforto ed a quella richiesta prese a riscavalcare la transenna per gettarsi nel fiume.
La stessa mano di prima e la stessa espressione verbale autoritaria dell’uomo furono le due cose che lo convinsero nuovamente a non compiere l’insano gesto.
«Pensa» ripeté quello, «non te lo dirò più: donne, onori, gloria e danari…!»

L’aspirante suicida, tentennò un poco, poi, non avendo più nulla da perdere, decise di giocarsi l’ultima carta e di acconsentire allo scambio, stando al patto.
Fu così che scesero lungo la scaletta e si sistemarono sotto il portico di una navata del ponte per svolgere la funzione fisiologica richiesta dal diavolo.
Durante l’esecuzione e lo svolgimento del rapporto, ad un certo punto, con voce mite e bonaria il diavolo gli disse: «Sei giovane, però!» Poi chiese: «Quanti anni hai?»
L’altro, volgendo la testa all’indietro per guardarlo, rispose «Trenta.»
«Ah! Bravo, bravo…!» Poi, dopo un profondo sospiro orgastico, concluse. «Ahhhhh… E tu… a trent’anni… credi ancora al Diavolo......?

Concludo qui, un po’ sarcasticamente, il mio pensiero, ritenendo non essere il caso di aggiungere altro…

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